Eritrea

di Maurizio Frullani

Sfogliando le pagine del libro di Maurizio Frullani predomina  la sensazione che le immagini provengano da una visione che va oltre la fotografia e che utilizza la fotografia come ricerca di conoscenza.

Non è certo semplice avvicinarsi e comprendere terre di altre latitudini, ma Frullani è un viaggiatore prima di essere fotografo, e questo costituisce l’importante valore aggiunto del suo lavoro.

Il viaggiatore è soprattutto colui che non ha pre-giudizi  ma é disponibile a scoprire e a  capire anche ciò che non rientra in coordinate conosciute, accettando il diverso da noi.

Scriveva George Sand durante il suo Grand Tour in Italia “..Non leggere mai le mie lettere con l’intenzione di scoprire le minime cose sugli oggetti esteriori; io vedo tutto attraverso delle impressioni personali. Un viaggio non è per me che un corso di psicologia di cui sono il soggetto, sottomesso a tutte le prove e a tutte le esperienze che mi tentano…

La sua profonda anima di viaggiatore ha portato Frullani, nel corso degli anni, a spingersi nel medio e nell’estremo Oriente, via terra fino a quando è stato possibile e poi, a causa delle guerre che hanno devastato quelle regioni, per mezzo dell’aereo.  Di questa esperienza egli stesso scrive “Il tempo si fermava, anzi tornava indietro, riportando al cuore e alla mente dolci epifanie d’infanzia, visioni delle Mille e una notte, paesaggi, situazioni, personaggi veri e immaginari” . Sicuramente non è esente da queste suggestioni la scintilla che lo ha accompagnato nel suo grande progetto “Santi, Miti e Leggende” dove si fondono visioni mitologiche ed emozioni umanissime.

Ma forse, tra tutti i luoghi che ha incontrato, il continente che più gli è rimasto sotto la pelle è l’Africa, terra atavica e affascinante.

Ecco dunque Eritrea, pubblicazione che raccoglie parte della ampia produzione di immagini che Frullani ha realizzato nel corso di un lungo soggiorno durato sette anni: una narrazione di persone, di ambienti, di relazioni, attraverso intensi ritratti di questa terra d’Africa.

L’ambiente delle case, dei cortili, delle officine  diventano parte integrante di una  narrazione in cui donne, bambini, anziani, artigiani si pongono in modo naturale mostrando con semplicità  la loro vita e loro stessi.

L’obiettivo non appare vissuto come un intruso, ma come qualcosa a cui è possibile affidarsi perchè il fotografo ha la capacità di rappresentare la loro collettività nel rispetto dei suoi ritmi di vita e dei suoi ritmi di relazione con lo straniero.

Scopriamo così gesti antichi e lavori desueti, ma anche profonde relazioni familiari e semplici giochi di bambini: e’ l’ordinario che le fotografie di Frullani rendono straordinario.

Ciò è reso possibile dalla cura della forma che, contrariamente a quanto si può ritenere, non rende algide ed edulcorate le immagini ma ne amplifica il senso rendendo il messaggio  più  puro.

E’ la purezza che percepiamo quando  incontriamo occhi profondi, sorrisi accennati, piccole trecce sciolte o raccolte in fazzoletti variopinti, abiti che percepiamo coloratissimi nonostante il bianco e nero: sono le bellissime donne eritree che non si sottraggono all’obiettivo, ma si pongono con lo sguardo fermo di chi esprime consapevolmente la propria dignità.

Una dignità che le fotografie di Frullani sanno rendere intensamente e che assume un valore più profondo per le difficoltà che queste donne, come quelle di altre regioni africane,  madri, mogli, figlie, hanno  incontrato nel corso della storia  dei loro paesi, sia per le faticose condizioni di vita, di cui è soprattutto la donna a farsi carico, sia per gli abusi e le violenze che   tradizioni ancestrali hanno prodotto, e, in alcuni luoghi ancora producono, sui loro corpi.

Quando la fotografia ci consente un pensiero che fa nascere una riflessione, significa che l’autore ha saputo cogliere profonda relazione che si crea tra i luoghi, la storia e la vita, senza mai scadere nella retorica o nel folklore.

Di questo dobbiamo essere grati allo sguardo di Maurizio Frullani, lo sguardo di un viaggiatore che diventa fotografo.