La storia, sia quella individuale che quella collettiva, si deposita nei luoghi dove gli avvenimenti si sono svolti, insinuata nelle pieghe del tempo.

I luoghi contengono per assimilazione la storia di cui sono stati teatro e l’Europa nel ‘900 è stata teatro di fatali e terribili avvenimenti nei quali Berlino ha avuto un ruolo centrale. Ruolo che negli anni la città si è consapevolmente assunta, realizzando Memoriali per le vittime del nazi-fascismo in molti luoghi della città.

Per questo l’indagine sulla Memoria inizia, qui, nel cuore dell’Europa.

Berlino Memoriali e Musei

 

Madrid

Cerimonia al Cimitero Occidentale

I discendenti delle vittime del franchismo e le sopravvissute alla deportazione nel campo di Ravensbrück, accompagnate dalle seconde generazioni, si incontrano nel Cimitero Occidentale di Madrid durante la cerimonia del 14 aprile, anniversario della proclamazione della Repubblica spagnola.

Avvenimenti apparentemente distanti, si trovano uniti in un sincero e commosso abbraccio, nella condivisione di una storia legata da un unico filo.

I Lager. Quale possibile fotografia?

Perché queste fotografie? Per quale motivo si fotografano i campi di concentramento? Il rischio che le immagini contengano troppo o troppo poco è evidente.

La terra, gli oggetti e le stesse strutture, dove sono ancora presenti, attraverso la fotografia possano raccontarci del periodo più buio del Novecento, andando oltre la pura rappresentazione, perché questi luoghi pongono interrogativi sul concetto stesso di umanità.

Alla fotografia chiediamo la possibilità di trovare risposte a un’indagine interiore perché l’incontro con il lager non significa visitare un luogo, ma incontrare se stessi.

Majdanek

Il “Konzentrationslager Lublin Majdanek” fu istituito a 4 chilometri dal centro di Lublino, su ordine specifico di Himmler il 30 luglio 1941, con una capacità di 20/25.000 deportati, fu via via ampliato fino a poter contenere, alla fine del 1943, circa 100.000 prigionieri.

Concepito come campo di prigionia, in origine destinato ai polacchi, ai prigionieri di guerra sovietici e bielorussi, Majdanek si trasformò in un vero campo di sterminio dove furono soppressi a migliaia, con ogni mezzo – fucilati, impiccati, annegati, gasati nelle sette camere a gas e poi bruciati nei cinque forni crematori – uomini, donne e bambini di ogni provenienza. Nella giornata del 3 novembre 1943 vennero uccisi, nell’arco di nove ore, 18.400 ebrei i cui corpi vennero gettati in fosse comuni precedentemente fatte scavare dagli stessi deportati.

Nel febbraio 1944 cominciò l’evacuazione del campo con trasferimenti principalmente ad Auschwitz, a Ravensbrück e a Gross-Rosen. Il 21 luglio avvenne l’ultima esecuzione di 700 prigioneri e il 23 luglio le truppe sovietiche entrarono nel campo dove trovarono 1.500 sopravvissuti. Fu il primo campo ad essere liberato.

 

Sachsenhausen

Costruito nel 1936 nelle vicinanze di Berlino, il campo di Sachsenhausen fu posto da subito sotto il controllo dell SS come campo modello sia da un punto di vista organizzativo che di addestramento per i comandanti e il personale da inviare ad altri lager. Vi vennero deportate circa 200.000 persone di cui la metà perse la vita.

In una parte del campo era collocato l’Ispettorato dei campi di concentramento da cui venivano diramati gli ordini per gli altri campi situati sia in Germania che in altri paesi invasi.

A Sachsenhausen venne attuata la più grande opera di contraffazione di banconote della storia, nota come Operazione Bernhard, finalizzata a creare inflazione e a distruggere l’economia della Gran Bretagna.

Dopo la fine della guerra e la resa dei nazisti, Sachsenhausen divenne Campo Speciale per i sovietici, sia per i prigionieri di guerra che per gli oppositori e restò in funzione fino al 1950 anno in cui si installarono le truppe della DDR.
Nel 1961 è stato istituito il National Memorial e Sachsenhausen Memorial, più volte ampliato.

 

Ravensbrück

Nel tardo autunno 1938, 500 prigionieri del campo di concentramento di Sachsenhausen furono trasportati sulle rive del lago Schwed, 80 Km a nord di Berlino, per la costruzione del più grande campo di concentramento femminile.

Negli anni 1939-1945, a Ravensbrück furono internati circa 130.000 donne e bambini di 40 nazioni, 20.000 uomini in un campo limitrofo e 1.200 ragazze nel vicino campo di Uckemark.

Ravensbrück, come altri campi, divenne progressivamente, da luogo di rieducazione e di punizione per donne tedesche (oppositrici politiche, detenute comuni, disabili, ebree, testimoni di Geova), a campo di lavoro forzato (per la Siemens & Halske) e di sterminio per mezzo del lavoro, delle camere a gas e degli stenti.

Nel 1942 iniziarono anche a Ravensbrück, nell’ospedale-infermeria, i primi esperimenti su cavie umane. Sterilizzazioni, aborti, infezioni provocate, operazioni chirurgiche, tutte pratiche di cui esistono, oltre alle testimonianze, anche prove inoppugnabili.

L’Armata Rossa il 30 Aprile 1945 liberò il campo, dove erano stati lasciati 3000 donne ammalate, alcuni uomini, anch’essi ammalati, e pochi bambini.

Fino alla caduta del Muro di Berlino, nel campo si installarono le truppe sovietiche.